Carla e Davide, due colibrì per i rifugiati

Gli occhi di Davide si illuminano quando arriva Rasak ad abbracciarlo. Come gli altri ragazzi della casa, ormai è come un figlio per lui. Sua moglie Carla fa strada, brontola affettuosamente un giovane Pakistano che sta a letto col cellulare in mano, come farebbe con uno qualsiasi dei suoi figli nella stessa situazione. La scelta di Carla eContinua a leggere “Carla e Davide, due colibrì per i rifugiati”

Dalla Nigeria in Italia, per una guerra non loro. Quando si è costretti ad emigrare.

E. sembra un giovane uomo sulla trentina. Ma ha appena 20 anni. È cresciuto in Nigeria, con una situazione non facile della madre malata, lavorando in una coltivazione di ananas. La Libia, per lui, è stata inizialmente un’opportunità di lavoro. Un compatriota lo ha portato a lavorare in una fattoria libica, dove aveva prospettive diContinua a leggere “Dalla Nigeria in Italia, per una guerra non loro. Quando si è costretti ad emigrare.”

“Non avevo mai visto il mare”. Attraverso il Mediterraneo per scampare alla paura

O. ha 22 anni, ma ne dimostra di più. Viene dalla Nigeria, un paese la cui storia politica è segnata da irregolarità e violenza. Ha 6 sorelle, ma non sa se suo padre è vivo. Hanno sparato in casa – racconta a fatica in un inglese stentato, con la voce rotta dal dolore – ed ioContinua a leggere ““Non avevo mai visto il mare”. Attraverso il Mediterraneo per scampare alla paura”

Qui non si sentono spari. L’avventura di un immigrato.

J. è ancora un ragazzo, ha appena compiuto 18 anni ma ha visto cose che nessun uomo dovrebbe vedere. È nato in un piccolo villaggio del Gambia, dove ha passato l’infanzia con i nonni, perché la madre è morta quand’era bambino e suo padre 3 anni fa. E’ uno dei tanti arrivati l’estate scorsa inContinua a leggere “Qui non si sentono spari. L’avventura di un immigrato.”

Dove finiscono dopo gli sbarchi? Visita ad una casa di accoglienza

Entrare dal cancello di Villa Pepi non è un passo scontato. Ciò che si prova nel varcare la soglia di questa casa a pochi passi dall’ospedale Meyer di Firenze è un senso di disorientamento: non si capisce bene dove ci si trova. Pare che il mondo si sia riversato qui, incrociando culture e mixando lingue,Continua a leggere “Dove finiscono dopo gli sbarchi? Visita ad una casa di accoglienza”