
Da San Sebastiàn ci spostiamo verso la seconda tappa nei Paesi Baschi: Bermeo. In questo piccolo villaggio di pescatori sull’oceano, Giacomo ed io saremo ospitati da Izaskùn, una donna di 39 anni che lavora come guida turistica a Guernica. Avevamo già in mente di farci una tappa e, vista questa coincidenza, non possiamo non andarci subito. Un treno gelido col condizionatore bloccato a 18° e un autobus sgangherato ci portano al piccolo centro, celebre per il bombardamento della Guerra Civile Spagnola e il quadro dipinto a riguardo da Picasso. Negli anni la vita ha ripreso il sopravvento sul disastro e il paese è carino e movimentato.
Il museo della pace è toccante. Come primo luogo abitato bombardato in guerra, la cittadina è divenuta il centro di diffusione di un messaggio di pace per tutto il mondo. Mostrando la rinascita dalle ceneri che questo villaggio è stato capace di fare, i suoi cittadini promuovono con mostre, eventi, manifestazioni, la pace come necessità globale. L’ennesimo museo di storia basca non può mancare anche qui, ma rimaniamo colpiti soprattutto dal palazzo nel cui giardino si trova l’albero simbolo della città. L’antica quercia attorno alla quale i vecchi saggi si riunivano per le decisioni sulla città è ormai solo un tronco cavo conservato all’ombra di un tempietto, mentre al suo posto sorge una sua figlia, nata da una delle sue ghiande, come a mantenere vivo questo simbolo di civiltà. Izaskùn è un’ottima guida e ci fa innamorare della cesta punta, facendoci visitare lo stadio più grande del mondo per questo sport. Le palline che sbattono a 300km/h sul muro di granito lo rendono lo sport più veloce esistente, e anche uno dei più pericolosi. Aspettando che la nostra ospite termini di lavorare, passeggiamo fino alla piazza circolare di un mercato, dove i bambini di un campo scuola fanno una specie di caccia al tesoro. Una delle squadre mi chiede di aiutarli in una prova, coinvolgendomi in un balletto imbarazzante.



Il piccolo treno azzurro pastello della compagnia Euskotren ci conduce lungo il fiume da Gernika (il nome basco) a Bermeo. Le case colorate sulla riva del mare e le barche ormeggiate nel porticciolo lo rendono una cartolina di tranquillità. Dopo una birra di benvenuto la donna ci propone una cena a base di pintxos: 3 bar differenti in cui ognuno offre a tutti un bicchiere del forte vino locale Txacolì, più un’enorme birra alla spina, ci mettono ko. I 3 crostini (quello che sono in realtà i pinxtos) sono lungi dal saziarci. Per fortuna nel mio zaino c’è ancora un pacchetto di biscotti olandesi, che spolveriamo prima di andare a letto.
La mattina presto un temporale di passaggio non ci scoraggia e andiamo a Mundaka, la spiaggia europea più famosa per il surf. Qui abbiamo appuntamento con Mike, un istruttore di surf che con uno spagnolo dal forte accento inglese prova a spiegarci come cavalcare le onde. Indossare la muta e camminare scalzi per le vie del paese fino al mare è già figo in sé. La spiaggia lunghissima, spianata dalla foce del fiume e dalle maree è uno spettacolo mozzafiato. Riuscire in 2 ore di lezione a stare in piedi qualche secondo sulla tavola un paio di volte è già una soddisfazione. Un panino, una chiesetta diroccata sulla scogliera, un autobus: lasciamo Mundaka per passare il pomeriggio all’eremo di San Juan de Gaztelugatxe. Circa 300 gradini di roccia attraversano il mare per raggiungere questo luogo dello spirito, dove una un’antica chiesa sta arroccata su un grande scoglio solitario. I posti migliori li trovi dove meno te lo aspetti.
Andrea Cuminatto
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