

La giornata a Bruxelles è grigia. Sta pioviscolando. Approfitto del mio pass InterRail e prendo un treno per Bruges (o Brugge… questo bilinguismo belga mi fa impazzire!). Me l’hanno descritta come la città medievale meglio conservata d’Europa: i luoghi che hanno qualcosa di medievale sono sempre i miei preferiti da visitare, quindi let’s go!
L’odore di waffel caldi mi inebria nei viottoli che dalla stazione portano al centro, fra le tipiche casette di mattoni con le facciate a punta. Una sirena nuda spruzza acqua in una fontana, mentre in un bar una coppia di anziani sovrappeso beve grandi boccali di birra a metà mattinata. Poco più in là una cioccolateria sfoggia le sue specialità, fra cui spiccano seni fondenti e al latte. Sorseggiando un caffè da asporto (con tanto latte, sennò sarebbe imbevibile per un italiano caffeinomane come me), continuo il mio giro nella cittadina scattando qualche foto per chi, al mio ritorno, me le chiederà. Fosse per me, mi limiterei a godermi la pace, i colori e i profumi della città.

Dei fiaccherai, o i loro corrispettivi belgi, fanno concorrenza alle barche sui canali per portare a giro i turisti. A trainare i calessi sono robusti cavalli da tiro con zampe dal pelo lungo. Mi ricordano il cartone animato ispirato alla Fattoria degli animali di Orwell, che guardavo da bambino, dove uno dei protagonisti era un cavallo come questo. Superando un ponticello, mi soffermo a osservare le chiome dei salici piangenti, chinate ad accarezzare l’acqua scura sottostante.
Attratto dall’insegna Casa della patata (niente di pornografico), decido di ignorare i consigli del mio fegato per provare una specialità del posto. Le patatine fritte nello strutto sono devastanti. Le mangio su una panchina, ascoltando le due coppie di anziani dietro di me, che in un inglese misto a tedesco ragionano su come gli Spagnoli non riescano a pronunciare le parole che iniziano in S, aggiungendo per abitudine una E davanti. Hanno proprio ragione.

Mi infiltro in un gruppo di Spagnoli, ascoltando la loro guida che mostra la finestra bifora più piccola del mondo. A volte sapere altre lingue serve anche carpire curiosità dove meno te le aspetti! Seguo il canale fuori dal centro, fin dove si allarga a formare un laghetto. Un sentiero acciottolato mi conduce in un boschetto di tigli. Qui un’enorme acacia mi fa ombra su una grande ed antica terrazza, mentre mi incanto a guardare un grosso pesce che stuzzica il sonno dei germani nell’acqua bassa. La pace, il silenzio rotto solo da qualche cinguettio e dal ronzio di un calabrone, il viola e il rosso dei fiori accanto a me… avrei voglia di addormentarmi fra questi alberi.
Andrea Cuminatto
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Bruges è una tra le città più belle del Belgio. Su quel ponte ho un foto di uno dei miei primi fine settimana di Erasmus. Che bei ricordi!