Vengo dalla Georgia, da Tbilisi. Sono arrivata in Italia da quasi due anni. L’ospite di Casa Stenone parla benissimo italiano ma è troppo timida per raccontare per intero la sua vicenda. Arrivata nel nostro Paese con una laurea in comunicazione, si è trovata a fare la badante e adesso non fa neanche più quello perché le cure di cui ha bisogno sono troppe. Ha un tumore, probabilmente terminale, e se non fosse per l’ospitalità di questo centro starebbe vivendo l’ultima parte della sua vita per strada.
E’ un tema sempre caldo quello dell’8×1000. Dove vengano investiti questi soldi, che ogni anno milioni di Italiani devolvono alla Chiesa Cattolica, per tanti resta un’incognita. All’Antella, vicino a Firenze, troviamo una risposta a questa domanda. Si chiama Progetto di continuità assistenziale ospedale-territorio per la popolazione non iscritta al sistema sanitario nazionale, ma per tutti è Casa Stenone e, per chi ci vive, soltanto Casa. Inaugurata nel settembre 2012, Casa Stenone è un progetto unico in Europa, nato grazie ai finanziamenti della Regione Toscana, proposto e monitorato dall’Azienda Sanitaria e dalla Società della Salute di Firenze, grazie ad una convenzione con l’Associazione Solidarietà Caritas Onlus.
L’obiettivo cardine di Casa Stenone? Rendere fruibile il diritto alla continuità delle cure, garantito ad ogni persona dalla nostra Costituzione, anche a persone che, per storia, provenienza o condizione, non sono in grado di usufruirne. Da quando è stata aperta, la struttura ha fornito un’assistenza medica e infermieristica agli ospiti, con un comfort alberghiero; ha sostenuto interventi di riabilitazione domiciliare/ambulatoriale e counseling riabilitativo; ha gestito la cura dei pazienti una volta usciti dalla casa, per migliorarne le condizioni di vita e prevenire un uso improprio delle strutture sanitarie specialistiche. Tutto questo è stato fatto utilizzando le risorse formali e informali del territorio, oltre che costruendo rapporti con Prefettura, Consolati ed Ambasciate, utilizzando se necessario consulenze legali per rimpatri concordati con il paziente o per rinnovo di documenti.
Alla base della struttura c’è un’ambizione, spiega la direttrice Luisa Sanvito: l’ambizione di pensare che ci sia la possibilità di una continuità terapeutica per le persone dimesse dagli ospedali che non hanno dove andare, magari stranieri non in regola col permesso di soggiorno, o italiani senza fissa dimora.
La sfida vera e propria è stata quella di pensare che questa cosa si potesse fare abbattendo i costi. Se vieni curato in ospedale perché hai un problema acuto, ma quando vieni dimesso non hai dove andare – spiega la direttrice – nel giro di breve tempo torni al pronto soccorso. E questo lo fai a ruota. Noi abbiamo avuto una persona che aveva fatto 19 ricoveri negli ultimi 12 mesi. Per cui siamo convinti che curare significhi non solo benessere per la persona, ma anche abbattere i costi della sanità. Luisa sottolinea come da un lato il tema caldo dei costi della sanità sia da tenere presente in tutte le attività di cura della persona, dall’altro come la collettività tragga beneficio da una cura ponderata della persona non solo perché risparmia, ma anche perché più la gente sta bene, più tutti hanno dei vantaggi.
Se diamo una valenza religiosa, etica, alla nostra attività, aiutiamo gli ultimi perché in loro vediamo Gesù. Ma anche se uno non è credente, davanti ai dati economici non può che sostenere il beneficio di progetti come questo. Curare gli stranieri, i poveri, non aumenta i costi per la società: noi siamo la prova che li abbatte. Un ricovero costa 800-900€ al giorno. Se dopo il primo vieni curato e ritrovi una tua vita e un lavoro, anziché fare un ricovero al mese a spese dei cittadini, diventi una risorsa per la società.
Terminati i fondi del progetto iniziale della Società della Salute, ora Casa Stenone va avanti proprio grazie ai finanziamenti dell’8×1000 ed è un esempio a livello Europeo di come sia possibile ogni giorno non solo fornire cure mediche e assistenza, ma anche e soprattutto di cosa significhi dare una svolta al concetto di cura della persona. Grazie agli operatori e ai volontari, grazie alla Coop che fornisce gratuitamente gli alimenti in scadenza, grazie alla Misericordia dell’Antella che – riscoprendo la funzione prima della Misericordie, di curare chi non poteva permetterselo – fornisce numerosi servizi gratuiti, i fondi che ogni anno gli italiani versano all’8×1000 permettono qui a tante persone di non essere più “bisognosi”, ma “risorse”.
Andrea Cuminatto
Una opinione su "Dove finiscono i soldi dell’8×1000? Casa Stenone all’Antella"