Via di Pulicciano n.77 è un indirizzo speciale per tante persone. Qui all’Antella, nella periferia fiorentina, c’è un luogo particolare, un edificio che tante persone di nazionalità ed esperienze diverse hanno imparato a chiamare casa. E’ Casa Stenone.
Sono stato con una donna per 7 anni. Poi mi sono separato perché lei aveva trovato un altro uomo. Stava con me solo finché avevo i soldi, ma non le bastavano mai. Ho iniziato a bere. Bevevo troppo, rubavo per comprare altro alcol e stavo sempre peggio. Poi ho trovato una donna brava, che mi ha portato all’ospedale e mi è stata vicino finché non è arrivata Luisa, la direttrice di Casa Stenone, che mi ha chiesto quanti anni avevo. Quarant’anni, ho risposto. Come puoi morire a quarant’anni? – mi ha detto – Vieni a casa mia, a Casa Stenone.
A Casa Stenone N. ha smesso di bere, si è curato e ha ritrovato la propria vita, ma anche la propria dignità. Mia moglie è scappata in Portogallo col mio bambino. Per me la vita non aveva più senso. Qui mi hanno ridato coraggio per vivere: qui ho ritrovato la famiglia. Quando ho bisogno di qualcosa mi aiutano. Adesso vivo a Casa Vladimiro, un altro centro della Caritas di Firenze, ma ogni volta che vengo a Casa Stenone mi sento a casa.
Qui ho cambiato vita insieme agli altri, non da solo. Perché loro mi hanno voluto bene. Mi hanno voluto bene per come ero: hanno visto 6 bottiglie di whisky al giorno, facevo schifo. Qui non mi hanno giudicato male, mi hanno dato una nuova possibilità. Ora N. non si sente più un rifiuto della società e nessuno, incontrandolo, lo giudica più così: lavora anziché rubare, ha una donna che non lo ama per i suoi soldi, ma per il suo carattere, le sue passioni, la sua bontà. A Casa Stenone non ha solo ritrovato la sua vita: è stato un esempio per il giudizio di tutti.
Andrea Cuminatto