Quei marmi sudici che Michelangelo lasciava in strada (Le curiose vie di Firenze 2/3)

Nel nostro viaggio fra le strade fiorentine e i loro nomi bizzarri continuiamo passando da Piazza San Benedetto – una piccola piazzetta vicino al Duomo – non tanto perché abbia di per sé un nome curioso, quanto perché anticamente era conosciuta come Piazza dei Maccheroni, dal nome di una famiglia che aveva le sue case in quella zona. Il nome fu cambiato all’epoca di Pietro Leopoldo, e l’appellativo Piazza dei Maccheroni fu passato ad una vicina piazzetta allora detta del Piscinale, probabilmente per la presenza di un’antica fontana. Qual è l’aspetto curioso in tutto questo? Nell’attuale Piazza dei Maccheroni non c’è niente da segnalare se non la presenza di un ristorante.

Se poi almeno i Fiorentini più anziani sanno che via della Gaggia deve il suo appellativo all’antico nome della pianta d’Acacia, non sono così tanti a conoscere l’origine del nome di via d’Ardiglione. Il termine ardiglione – di cui è oggi decisamente in ripresa anche l’antica forma dardiglione – deriverebbe dal provenzale dardillon, diminutivo del francese dard (dardo, punta di freccia), col significato quindi di piccolo dardo, piccolo puntale. Originariamente – secondo il Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1612 – il termine indicava la punta che si trova nella fibbia delle cinture. L’impiego dell’ardiglione è quindi legato a quello delle fibbie ed è documentato fin dall’antichità in numerosi pezzi di oreficeria. Sarà un caso che la via che porta il suo nome si trovi al centro di una zona di Firenze piena di oreficerie e pelletterie?

Stemma_dell'arte_di_Calimala
Stemma dell’arte di Calimala

Restando in tema di mestieri tradizionali, possiamo riflettere sull’origine del nome di via Calimala. Erroneamente si può pensare che il suo nome sia dovuto all’Arte dei Mercatanti, detta anche Arte di Calimala, che era una delle Arti Maggiori tra le corporazioni di arti e mestieri di Firenze. In realtà è l’Arte ad essere stata definita così per il nome della via, nella quale sorgevano numerose botteghe, e non il contrario come saremmo più propensi a credere. Le origini della parola Calimala sono infatti incerte. Si pensa che possa derivare dal latino Callis malus, ovvero stradaccia, oppure -come sostenne Dino Compagni – dal greco Kalos mallos, che significa bella lana. In quest’ultimo caso l’origine del nome potrebbe essere davvero legato alle botteghe d’arte, molte delle quali vendevano stoffe. Secondo Franco Cardini, invece, la parola Calimala deriverebbe da Calle maia, ossia la strada maggiore corrispondente all’antico Cardo Maximus, dove si allineava la maggior parte dei fondachi dediti a questa attività.

Un’ulteriore via che deve il suo nome a un’attività lavorativa – più facile da comprendere – è via dell’Ariento. Anticamente chiamata via dell’Assunta, questa strada esiste dal XIV secolo e deve il suo nome attuale alle numerose botteghe degli argentieri che ospitava. Qui ebbero casa e laboratorio – fra gli altri – i Bigordi, che più tardi presero il nome di Del Ghirlandaio, dovuto alle corone d’argento che fabbricavano. La loro casa confinava con il vicino Gomitolo, o Gomito, dell’Oro, dove risiedevano i lavoratori di quest’altro metallo prezioso.

Targa di casa Buonarroti
Targa di casa Buonarroti

Via Michelangelo Buonarroti – dove si trova il lato del museo di Casa Buonarroti (con ingresso da via Ghibellina)- è sicuramente celebre per il nostro concittadino artista, ma in pochi sanno che in antico era chiamata via dei Marmi Sudici. Il motivo di questo nome era dovuto ai blocchi di pietra carrarese che il grande scultore era solito lasciare fuori in attesa di essere scolpiti, ma che per i suoi continui e numerosi impegni restavano nel vicolo ad annerire per anni.

Un altro nome curioso è quello affibbiato alla via delle Pinzochere. A Firenze nel 1330 fu costruita la chiesa di Santa Elisabetta delle Convertite, come parte dell’omonimo Monastero fondato nel 1285 dal fratello della Beata Umiliana de’ Cerchi. Il monastero ospitava prostitute pentite o coloro che avevano deciso di convertirsi alla fede cattolica. Le monache – che facevano parte del terz’ordine francescano – venivano chiamate Pinzocchere, o Pinzochere, di Santa Croce, nome che deriva dal colore grigio-terra del loro abito. Dal colore bigio, o bisso, o bizzo, derivò il nome pinzo, e quindi Pinzocchera o Bizzocchera derivato dall’usanza di tessere un saio con due diverse coloriture della lana, bianco e nero. Pinzochera però, nel gergo popolare, significava anche bisbetica.

Mulino di San Moro
Il Mulino di San Moro al confine fra San Donnino e San Mauro

Spostandoci verso il parco delle Cascine, troviamo la via del Fosso Macinante. A dare il nome a questa via è quello che era detto in passato Fosso Bandito o Gora di Ognissanti. Si tratta di un canale artificiale che attraversa la zona occidentale della città, correndo parallelo all’Arno. La sua origine risale al 1321, quando faceva parte della rete dei Bisarni, fossi artificiali destinati a raccogliere le acque dell’Arno in caso di piena. Successivamente le sue acque furono usate per azionare una serie di mulini – di cui esiste ancora quello di San Moro al confine fra San Donnino (Campi Bisenzio) e San Mauro (Signa) – e le tante macine che entrarono in funzione grazie a questo canale gli devono il nome di Fosso Macinante, a cui poi fu dedicata la suddetta via nel parco delle Cascine.

Andrea Cuminatto

La prossima settimana continua l’appuntamento

con i nomi più curiosi delle strade fiorentine!

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2 pensieri riguardo “Quei marmi sudici che Michelangelo lasciava in strada (Le curiose vie di Firenze 2/3)

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