
delle «pallottole» raffigurato nella «Veduta d’Empoli» tratta dal libro di Francesco Fontani, «Viaggio pittorico della
Toscana», Firenze 1801-
1803. Foto di Alena Fialovà, eseguita sull’originale di proprietà di Giovanni Guerri, pubblicata sul sito http://www.dellastoriadempoli.it
Da piazza della Passera a via delle Burella, da piazza delle Pallottole a via della Ninna, sono un’infinità le strade e le piazze di Firenze a cui personaggi, eventi, consuetudini e tradizioni hanno affibbiato nomi curiosi, particolari, talvolta buffi e talaltra sconvenienti, che spesso ci provocano un sorriso e ancora più spesso ci spiazzano parendoci nomi insensati. Ma anche molti nomi pronunciati quotidianamente dai Fiorentini nascondono segreti e curiosità che i nostri concittadini non immaginano.
Un esempio è quello di Careggi, nome della collina a nord della città e sede della storica villa medicea dove Marsilio Ficino, incaricato da Cosimo De’ Medici, fondò l’Accademia Neoplatonica Fiorentina. Quanti sanno che la parola da cui adesso prende il nome anche l’ospedale deriva da Campus regi – che significa possedimento reale – a rimarcare la proprietà della famiglia medicea? E per restare nel quartiere, è molto conosciuto l’ormai dismesso Cimitero delle Ballodole, che si trova un paio di chilometri a sud dell’attuale cimitero di Trespiano, ma non sono in molti a conoscerne l’origine e il significato del nome. Quello che fu il primo cimitero creato a Firenze per la sepoltura della gente comune al di fuori delle chiese – aperto nel 1775, anticipando le riforme napoleoniche – fu l’ampliamento dei piccoli cimiteri di Santa Lucia a Trespiano e San Pietro a Careggi. Proprio perché – come sottolineò fra’ Sisto da Pisa nei primi del ’900 – il luogo era usato “per il basso popolo di Firenze fin dal medioevo”, l’influenza del gergo popolare fu tale da trasformare la Val di Lodole in Ballodole, tant’è che nel vernacolo fiorentino è rimasto il modo di dire “andare alle Ballodole”, che significa “morire” o, per traslato, “ridursi in miseria”.
Un nome simile ma dall’origine completamente diversa lo troviamo affibbiato ad una piazzetta del centro, adiacente a piazza del Duomo. Si tratta di piazza delle Pallottole e deve il antico gioco delle Pallottole – simile alle odierne bocce – che in questa piazza era permesso disputare, a differenza degli altri luoghi pubblici del centro. Se si cerca bene è possibile trovare ancora una serie di targhe apposte sui muri dagli Otto di antica magistratura fiorentina che attendeva agli affari criminali e di polizia della Repubblica di Firenze prima e del Graducato poi – che vietavano in alcune zone attività particolari. Ebbene, il gioco delle Pallottole era stato vietato esplicitamente nei pressi di istituti religiosi, e ne è testimonianza una targa tuttora visibile sul fianco della Badia Fiorentina.
Tornando alla piazza, accanto a via dello Studio si trova una lapide ottocentesca con la scritta Sasso di Dante– lì l’Alighieri stava seduto ad osservare i lavori di costruzione della cattedrale. È nota una leggenda secondo la quale Dante stava seduto sul sasso e assorto nei suoi pensieri, quando un conoscente passò chiedendogli a
bruciapelo Oh Dante, qual è il cibo che più ti piace?La risposta immediata fu L’ovo! Dopo un anno o forse più Dante era sempre sullo stesso sasso quando il medesimo tizio ripassò e, sicuro di coglierlo alla sprovvista, gli chiese Co’ icché?,e Dante, senza scomporsi: Co’ i’ sale!.
Spostandoci in Oltrarno una delle piazze coi nomi più curiosi della zona è sicuramente piazza della Piattellina, dove alloggia un grande tabernacolo della metà del Quattrocento, con la Madonna in trono col Bambino e gli arcangeli Michele e Raffaele, di autore ignoto, che molti attribuiscono al Maestro di San Miniato o a Francesco Botticini. Non è certo a che cosa sia dovuto il nome della piazzetta triangolare, che nel Rinascimento era chiamata piazza degli Orpellai, dagli artigiani del rame che avevano bottega in quella zona. Il nome attuale pare sia dovuto ad un mercatino popolare che per lungo tempo vendeva piatti e altre stoviglie da cucina occupando tutto lo slargo con le sue bancarelle.
Ancor più incerta è l’origine del nome di via Borgognona. Se infatti la borgognona è la bottiglia da vino più usata per imbottigliare Chardonnay e Pinot Nero, i due vini più rappresentativi della Borgogna, la celebre zona vinicola francese, è anche vero che l’altro nome della stessa è Borgognotta, che sta a indicare anche un copricapo metallico molto decorato – a cesello o a bassorilievo – che è di fatto il precursore degli elmi medievali.
Curiosa soprattutto per gli stranieri che non conoscono il Palazzo Della Stufa da cui prende il nome, è appunto via Della Stufa, nel quartiere di San Lorenzo. Molti, leggendo il cartello della via, pensano che il nome abbia a che fare con qualche metodo di riscaldamento, e seppur vengano derisi da chi conosce il palazzo della famiglia Della Stufa, in realtà non hanno tutti i torti. La famiglia Della Stufa che qui risiedeva nell’XI secolo, era in verità la famiglia dei Lotteringhi – da Lottario o Lottaringo, disceso in Italia con Ottone III nel 998 – e venne soprannominata Della Stufa per la proprietà della Stufa di San Lorenzo, uno degli antichi bagni pubblici della città. E il nome stufa era dato dai romani ai bagni pubblici in cui ci si lavava con acqua e vapori caldi. Insomma, anche se non direttamente, la via della stufa deve davvero il suo nome a un impianto di riscaldamento!
Andrea Cuminatto
Le prossime due settimane continua l’appuntamento
con i nomi più curiosi delle strade fiorentine!
Le curiose vie di Firenze 2/3: https://andreacuminatto.com/2014/07/27/quei-marmi-sudici-che-michelangelo-lasciava-in-strada-le-curiose-vie-di-firenze-23/
Le curiose vie di Firenze 3/3: https://andreacuminatto.com/2014/08/04/quando-le-arance-erano-bizzarre-e-le-vie-vergognose-le-curiose-vie-di-firenze-33/comment-page-1/#comment-50