“La scuola è sempre meglio della merda”: così è nato il Santo Scolaro

Santo ScolaroLa tecnica del mosaico a vetri la imparammo in Germania. Ci piacque ed iniziammo a decorare tutte le finestre delle case. Chi faceva un coniglio, chi un maiale, animali, fiori, oggetti di ogni tipo. Le mamme non ne potevano più! A parlare è Michele Gesualdi, uno dei primi 6 alunni di don Lorenzo Milani. Il priore di Barbiana includeva l’arte nell’istruzione dei suoi ragazzi e parte di quelle opere illumina ancora di mille colori le finestre della frazione sperduta fra le colline del Mugello.

In una frazione del fiorentino comune di Vicchio, formata da poche case sparse a pioggia sulle alture del Mugello, ormai sessant’anni fa don Milani rivoluzionava la vita dei figli dei montanari. La scuola è sempre meglio della merda,spiegava ai più titubanti ad iniziare un percorso che li avrebbe portati ad abbandonare la pulizia delle stalle per diventare protagonisti nel mondo. L’istruzione era la base di tutto, e l’arte ne era parte integrante. L’espressione dei talenti dei giovanissimi alunni andava stimolata con ogni mezzo.

In cappella c’era una statua di Gesù – spiega Michele – che non ci piaceva. Gesù è nato in Palestina, dove tutti sono scuri di pelle, con occhi castani e capelli mori. Il nostro era pallido, biondo con gli occhi azzurri: avevamo un Gesù svedese. Come se non bastasse, aveva uno sguardo inquietante, che metteva quasi paura. Quindi, quando toccava a me, la sera al buio, andare a cambiare l’olio al lume del tabernacolo, gli passavo davanti con la mano a lato del viso, a coprirmi da quello sguardo. Così non poteva vedermi!

Ci piaceva così tanto fare i mosaici con i vetri colorati che chiedemmo al priore di spostare la statua in soffitta, “a proteggerci dall’alto”, e di sostituirla con un bel mosaico, magari un angelo splendente. “Un angelo no – ci rispose – ma un monachello scolaro sì”. Per lui la scuola era la cosa più importante, e scherzosamente diceva che sembravamo dei monachelli. Sarebbe stato il nostro “santo”.

Era quasi finito, quando ci bloccammo sugli occhi. Fare gli occhi con i vetri è difficilissimo, non viene mai lo sguardo che cerchi. Il viso rimase in sospeso per mesi per questo motivo. Poi ci venne un’idea. Nel “Piccolo principe” al protagonista viene chiesto di disegnare una pecora. “Questa pecora è malaticcia, disegnane un’altra”, “Questa ha le corna: è un montone! Disegnane un’altra”, “Questa è troppo vecchia, ne voglio una che possa vivere a lungo!”. Nessun disegno andava bene, così lui disegnò una cassa, con dei buchi per respirare, e disse: “Questa è solo la cassetta, la pecora che volevi sta dentro”. Facemmo lo stesso: il nostro Santo Scolaro – unico al mondo – ha un libro davanti al volto: lo sguardo che ognuno cerca in lui è lì dietro!

Andrea Cuminatto

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