Dal Mali alla Libia, per una nuova vita a Firenze.

 

Sekou racconta la sua storia durante la prima serata del progetto "DiversaMente" a Campi Bisenzio - 25/10/2015
Sekou racconta la sua storia durante la prima serata del progetto “DiversaMente” a Campi Bisenzio – 25/10/2015

Mi chiamo Sekou, ho 20 anni e provengo dal Mali, più precisamente da Djenné. Abito in Piazza Ballerini a Campi Bisenzio (Firenze) insieme ad altre 12 persone, anche loro richiedenti asilo. Il giovane africano è uno dei ragazzi ospitati nel comune della provincia fiorentina grazie all’impegno del Forum Nuovi Cittadini. Sta imparando a poco a poco l’italiano per provare ad integrarsi nella nostra società.

Sono il primo di tre figli – racconta – ho un fratello ed una sorella. Mio padre fa il pescatore ma avendo altre due famiglie ci dava solo il necessario per mangiare. Presto ho imparato anch’io a pescare e contribuivo alla economia familiare.

Sekou sta aspettando di essere ascoltato dalla commissione che deciderà o meno di confermare la sua richiesta d’asilo. Nel raccontare il suo viaggio verso l’Italia spiega: Dopo tre mesi di permanenza in Libia, ci hanno messo dentro un gommone, me ed altri 106 maschi, di diverse nazionalità. Ma prima ci hanno tolto tutti i cellulari e schede telefoniche. Il viaggio è durato due giorni duranti i quali abbiamo avuto tanta paura, abbiamo pianto tanto. Ci avevano dato una bussola e dovevamo stare attenti a fare restare la freccia sempre al nord. Durante il viaggio è piovuto tanto e dovevamo buttare fuori l’acqua con i pochi contenitori che avevamo.

Non dimenticherò mai il viaggio – continua il giovane con un po’ di difficoltà ad esprimere ciò che prova – me lo ricordo sempre, sento ancora le urla di disperazione. Sono stati due giorni in cui ho avuto la paura fissa di morire, pensavo a mia madre che non sapeva dov’ero, non sapeva che mi ero imbarcato. Il viaggio è finito quando ci ha avvistato una nave della marina militare italiana e ci hanno soccorso.

Arrivato sulle coste siciliane ormai quasi un anno fa, il 26 dicembre 2014, il giorno successivo è stato trasferito a Lastra a Signa. A febbraio è stato poi trasferito a Campi Bisenzio dove, racconta, Mi trovo bene, vedo le persone, posso parlare con altri. I primi giorni avevo paura perché non capivo per niente la lingua, uscivo solo in piazza, senza allontanarmi tanto, guardavo le persone; ma grazie all’intervento dell’associazione “Nuovi Cittadini” l’anno scorso ho fatto il primo livello della lingua italiana e quest’anno inizierò a fare la scuola media. Sempre grazie all’associazione, abbiamo fatto il codice fiscale e libretto sanitario. Se abbiamo problemi di salute andiamo all’ambulatorio della nostra dottoressa. Mi manca sempre mia madre, per chiamarla devo comprare una scheda telefonica perché lei non ha internet, la chiamo due volte a settimana. Invece con gli amici riesco a comunicare tramite internet, usando wi-fi in piazza.

In casa siamo in tredici, undici pakistani e due del Mali. Ho legato tanto con Sibiri, anche lui maliano, ma l’ho conosciuto solo sul gommone, non prima… solo con lui parlo bambara, con gli altri parlo un po’ di italiano, un po’ di libanese, insomma in qualche modo ci capiamo. Noi del Mali mangiamo più riso a differenza dei pakistani che mangiano tutti i giorni piadine e sughi vari, perciò non sempre si mangia insieme. Io ero abituato a mangiare il pesce due tre volte il giorno, adesso non lo posso più mangiare. Non abbiamo lavatrice, quindi laviamo i nostri vestiti a mano a turno. Abbiamo il turno anche per le pulizie di casa. La spesa per cucinare e le cose di igiene personale li facciamo da soli.

I giorni di preghiera vado in Moschea a Campi, dietro l’Esselunga, poi vado a scuola, delle volte aiuto Sofia – del Forum Nuovi Cittadini – nelle sue varie attività. È capitato che qualche volta mi hanno chiamato a lavorare facendo volantinaggio, ma non è un lavoro fisso. Io e gli altri ragazzi siamo in attesa di essere chiamati per fare volontariato civico e nelle diverse associazioni campigiane che hanno già manifestato interesse.

Andrea Cuminatto

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