Un’avventura su due binari. Tappa 7: Arles e Camargue (Francia)

Andrea soffittaLasciare Montpellier è triste, sia perché ci siamo trovati bene, sia perché quella di Arles sarà la nostra ultima tappa. Ancora una volta, da otto giorni a questa parte, compiliamo il biglietto InterRail e raggiungiamo la piccola città della Provenza occidentale.

Ombrelli ad ArlesPer due notti dormiremo in una stanza affittata che in realtà è una microscopica soffitta claustrofobica, a cui si accede attraverso una botola nel soffitto della casa. Il letto è un materasso in terra, la “cucina” è costituita da un forno a microonde e bustine di caffè solubile ai piedi del letto, il bagno è chiuso da una tenda dietro la testata del letto e l’unica finestra è uno spioncino di 40x30cm. La padrona della casa – che puzza d’incenso più di una teerìa marocchina – ci vieta di usare le scarpe, che vanno lasciate all’ingresso.

Pranzo ArlesGustiamo il nostro ottimo pranzo – baguette riempita con i calamari fritti e le zucchine avanzati dalla cena della sera precedente – in uno stranissimo parco con giochi antichi e monumenti bizzarri. A fianco a noi la versione francese di Mary Poppins tira fuori dalla borsa frigo ogni genere di vettovaglie per nutrire i tre bambini che ha con sé.

Arena ArlesAndre e Ele binari ArlesFenicotteroArles è una cittadina da passeggiare con calma, da scoprire angolo dopo angolo. I resti dell’antico Impero Romano fanno da sfondo ai profumi provenzali, mentre si sente viva quell’aria selvaggia tipica della Camargue: il delta del Rodano (sulla cui estremità si trova Arles) governato da tori, cavalli e fenicotteri nella natura più incontaminata. La sera ceniamo con la bistecca di toro, piatto tipico di questo luogo, che si rivela davvero gustosa e saporita.

Purtroppo l’ultimo giorno del nostro viaggio è anche l’unico piovoso. Con l’autobus raggiungiamo Les Saintes Maries de la Mer, la cittadina sulla costa, che si trova proprio al centro del parco naturale della Camargue. Noleggiamo una bici e percorriamo i sentieri che si snodano fra i grandi stagni dove centinaia di fenicotteri rosa si muovono lentamente con la testa sott’acqua. A causa della pioggia dobbiamo interrompere dopo poco il nostro tragitto e non riusciamo a vedere i grandi allevamenti dei tori da corrida, né i branchi di bianchi cavalli selvaggi che vagano per queste paludi.

La "stanchezza soddisfatta" nella tappa a Nizza lungo la strada del ritorno
La “stanchezza soddisfatta” nella tappa a Nizza lungo la strada del ritorno

Tornare ad Arles si rivela un’avventura, su un autobus che viaggia decisamente sopra il limite, sotto un temporale che impedisce di vedere a pochi metri davanti a sé e la pioggia che entra da ogni fessura del malandato mezzo di trasporto. Ma la vera avventura, quella del nostro viaggio, si è conclusa. Dopo poche ore di sonno, alle 6.04 del mattino ci aspetta il primo dei molti treni che ci ricondurranno, infine, alla nostra amata Firenze.

Come iniziato, con un treno si conclude questo viaggio, che ci ha dato modo di conoscerci meglio, anche nei momenti meno sereni, insegnandoci a superare le difficoltà mano nella mano e a vivere ogni momento con la gioia dello stare insieme, unico “noi” nel mondo.

Andrea Cuminatto

Foto di Eleonora Burroni

Il tragitto del nostro viaggio...
Il tragitto del nostro viaggio…

Braccialetti InterRail

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LEGGI LA SESTA TAPPA: Un’avventura su due binari. Tappa 6: Montpellier (Francia)

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