La stazione di Santa Maria Novella, anche alla vigilia di Pasqua, è sempre la stessa. Corse ai binari, code alle biglietterie, baci, pianti e saluti festosi alle porte dei treni. Ma mentre le ruote dei trolley corrono veloci sul pavimento lucido e i megafoni annunciano un ormai abituale ritardo, in un angolo qualcuno si prepara un modesto banchetto.
G. è alla soglia dei 66 anni e molti di questi li ha vissuti in strada. La stazione di Firenze è una delle sue case e in un certo modo è affezionato a questi binari. Ho un’ernia e un problema intestinale, in ospedale non mi hanno risolto nulla. Ma vado avanti. La vita sulle banchine ferroviarie non è facile, ma G. non vuole cambiarla. Se volessi, all’ACISJF o alla Caritas conosco tutti, vado dal presidente e mi sistema, basta che glielo chieda. Ma non ci penso neanche ad andare nei centri d’accoglienza. Sapete che succede? Ti rubano tutto. Ti svegli la mattina e non trovi più lo zaino, devi legarti le mutande al collo per non fartele rubare. Mi sono spariti tre cellulari in questo modo, come la tessera per mangiare alla mensa della Caritas, i documenti…
Domani sarà Pasqua, cercherò di prendere due messe. Così mi danno anche qualcosa. Ho fatto la denuncia, almeno posso ritirare la pensione anche se mi hanno rubato tutti i documenti, ma non sono molti soldi, è difficile farseli bastare. Lo sguardo che accompagna le sue parole, rivolto al suolo, è colmo d’amarezza, ma sotto allo sporco giubbotto arancione si nasconde, fra i tormenti di una vita senza sicurezze, un cuore grande. Gli zingari ci rubano tutto se non stiamo attenti, a me e agli altri che stiamo qui. Dobbiamo aiutarci a vicenda. Dopo porterò questi panini alla mia amica, non ha niente, devo darle una mano. A me ci pensa Nostro Signore, l’ha sempre fatto.
Andrea Cuminatto