17-19 AGOSTO 2017
L’accoglienza a Silkeborg è unica. Siamo ospitati da Lene e Michael, che con le due figlie ci aprono le porte di casa, offrendoci un comodo divano letto per la notte. Il sorriso di entrambi è la prima cosa che ci colpisce, nell’accompagnare una straordinaria ospitalità. Insieme ci preparano una cena tipica danese, mentre la figlia maggiore si occupa del dolce. Polpette di carne accompagnate da patate e carote possono non sembrare niente di particolare per noi Italiani, ma rappresentano la tradizione di un popolo del nord, dove la cucina si adatta al poco che il clima permette. Lene ci racconta di come per la sua famiglia la raccolta delle patate sia un ritrovo annuale importante, un po’ come avviene da noi per le vendemmie o le raccolte delle olive. Michael, invece, racconta con entusiasmo la passione che hanno per l’Italia e il nostro cibo. Scopriamo che tengono una lista dei viaggi che vorrebbero fare, pieno di mete italiane.
Siamo capitati in questa cittadina proprio nei giorni del festival annuale: una regata di barche sul fiordo è accompagnata da bancarelle di ogni tipo e tendoni con musica dal vivo: la cover in danese di “Sarà perché ti amo”, suonata da un gruppo folk mentre le pinte di birra vengono vendute a 6 a 6 in cartoni portabicchieri, è qualcosa che ti rimane dentro. Ma a rendere ancor più speciale la serata, ci sono i fuochi artificiali: siamo nel bel mezzo di un contest fra produttori internazionali di fuochi d’artificio, che sfidano con 30mila euro a sera di budget. Ci tocca la serata della squadra tedesca: 20 minuti di fuochi sparati da una piattaforma galleggiante nel fiordo, che creano coreografie con la musica a tutto volume che avvolge la cittadina. Qui a colpirci è la cover in italiano, cantata da Il Volo, della colonna sonora di Titanic “My heart will go on”.
Il mattino successivo, la nostra famiglia adottiva ci presta due bici per raggiungere il centro del paese da casa loro, che si trova a qualche chilometro. La pista ciclabile attraversa un bosco in mezzo al quale troviamo una scuola elementare dove, senza alcuna recinzione, i bambini scorrazzano felici fra gli alberi, dopo aver raggiunto sulle due ruote l’istituto. Una mattinata a giro per Silkeborg, e siamo pronti a ripartire.
Tramite GoMore (versione scandinava di Blablacar), riusciamo a trovare un passaggio in auto per Århus, nostra prossima tappa. Sulla costa orientale dello Jutland, si tratta della seconda città della Danimarca. Qui abbiamo affittato un appartamento per due notti: ce lo mostra un ragazzo altissimo che tocca quasi il soffitto con la testa. La casa è piena di libri fantasy e giochi da tavolo d’ogni genere, e sul letto uno spadone a due mani (per fortuna di plastica) pende inquietante dal muro. Girelliamo un po’ per il centro: alcune vie ricordano ancora il passato, ma la maggior parte della città è molto moderna. La parte più carina è forse quella piena di ristorantini lungo il canale, dove le strade si incrociano a due livelli, come se ci fossero due città sovrapposte. Per cena, scopriamo un enorme capannone pieno di banchi che propongono ogni genere di street food internazionale. Per tenerci leggeri, optiamo per carne d’anatra servita su patatine fritte due volte nello stesso grasso d’anatra. Ovviamente, il tutto buttato giù con un paio di lattine di birra prese poco prima al supermercato.
La mattina inizia alla grande con le brioscine comprate al fornaio sotto casa, che ci danno la carica per andare al Moesgaard Museum. Arriviamo in bus a questo strano museo fuori città, ricoperto d’erba come fosse una collina. Qui con tecnologie d’ogni genere viene raccontata in maniera interattiva la storia degli uomini primitivi di queste terre, in particolare dell’età del bronzo, del ferro e vichinga. Il nostro personaggio strano quotidiano lo troviamo mentre pranziamo con i nostri panini nella sala apposita del museo. In un gruppo di persone spicca un bambino sui 10 anni vestito in giacca e cravatta, che mangia con aria altezzosa caramelle gommose servite dai servili adulti circostanti. Sarà stato un pupillo della famiglia reale?
Durante l’ultimo giro pomeridiano per la città, ci compriamo le aringhe al supermercato, per cucinarci qualcosa di tipico danese per cena. Adattandoci con l’olio d’oliva aromatizzato all’arancia che c’è in casa, riusciamo tutto sommato a preparare un pasto decente. Un temporale improvviso (anche questo tipico danese) ci permette di passare la serata in casa giocando a carte e bevendo una grappa locale scoperta in un vecchio armadio, mentre ascoltiamo dischi in vinile trovati nell’appartamento.
Andrea Cuminatto
Foto di Eleonora Burroni
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5 pensieri riguardo “Danimarca in Interrail – Parte 2: Jutland centrale”