22 AGOSTO 2017
Se siete in Danimarca e vi svegliate in un container adibito a camera da letto, all’interno di una comunità di vegetariani buddisti, con il bagno a 5 minuti a piedi, evitate di fare colazione con caffè solubile polacco preparato in acqua fredda della borraccia. Non è affatto una buona idea, e adesso lo sappiamo.
Alle 8.18 del mattino, puntuale come un treno danese (perché dire “come un orologio svizzero”, quando i treni danesi non sgarrano la partenza di un secondo?”), il primo treno di oggi ci porta a Roskilde, quella che fu capitale del paese prima di Copenaghen. Siamo sull’isola di Fionia e per raggiungere la cittadina, che si trova sull’isola di Selandia, attraversiamo il ponte più lungo della Danimarca: lo Storebaelt. Oggi il sole risplende sul mare ed è un peccato che parte del tragitto il treno lo faccia in un tunnel sottomarino.
Roskilde è molto carina, con edifici storici ben conservati e quell’aria tranquilla di rilassamento che abbiamo trovato in quasi tutte le città visitate dall’inizio del viaggio. A colpirci maggiormente sono due cose. La prima è l’imponente cattedrale con le sue guglie gemelle che dominano lo skyline della città, dentro la quale sono sepolti i monarchi danesi. La seconda è l’ufficio informazioni turistiche. Ci entriamo alla ricerca di una mappa del centro storico, ma troviamo molto di più. Innanzitutto c’è una macchinetta che fa caffè gratuito, e visto ciò che abbiamo bevuto stamani, non potevamo desiderare di meglio. Poi, girandoci intorno, scopriamo che c’è un tavolo da lavoro circondato da scaffali pieni di cianfrusaglie, dove ognuno può crearsi da solo un ricordo del viaggio. C’è anche un mappamondo sul quale apporre adesivi gialli e rossi, rispettivamente sul paese da cui si proviene e su quello dove si vorrebbe vivere. Anche qui, la gentilezza danese viene confermata dall’impiegato dell’ufficio (che in realtà ha i tratti di un nativo americano pellerossa), il quale si offre di tenerci da parte i pesanti zaini durante le nostre ore di visita. Ma la sorpresa maggiore l’abbiamo quando, mentre discutiamo sul treno da prendere per Hillerod, la nostra tappa pomeridiana, veniamo interrotti da una coppia di Genova (tra l’altro, lui si chiama Andrea e lei di terzo nome Eleonora) che vanno nella stessa direzione e ci offrono un passaggio sul loro camper.
Prima di partire abbiamo il tempo di fare un giro sul fiordo, dove si sviluppa il museo a cielo aperto delle navi vichinghe. Dalla lavorazione del legno agli ultimi finimenti, le navi vengono costruite a mano sotto gli occhi di tutti, utilizzando le antiche tecniche del popolo nordico. Facciamo incetta di susine e more che traboccano dalle piante in un parco pubblico, compriamo due insalatone confezionate (perché usare sale e olio, quando puoi condire l’insalata con la maionese?) e siamo pronti a ripartire.
Il camper ci mette un’oretta per raggiungere Hillerod, dove visiteremo il castello di Frederiksborg. Fatti i biglietti, lasciamo gli zaini negli armadietti, ma veniamo bloccati all’entrata perché dobbiamo lasciare anche gli zainetti piccoli. Torniamo indietro, ma ci viene ancora impedito l’accesso, per la borraccia. Alla terza volta, ci bloccano per il bastone allungabile della GoPro. Il quarto tentativo, praticamente nudi, è quello giusto per entrare nel castello, anche se ribadiscono una decina di volte che la macchina fotografica deve stare davanti e non a tracolla.
Il castello merita davvero una visita, ma ciò che vale davvero è il giardino (all’italiana, ovviamente) che si estende oltre il lago, circondato da un parco maestoso. Al termine della visita ci stravacchiamo sul prato, godendoci il sole tiepido del pomeriggio, prima di dirigerci verso la nostra ultima destinazione: Copenaghen.
Andrea Cuminatto
Foto di Eleonora Burroni
LEGGI LA PRIMA PARTE: Jutland del nord
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