La Sindrome di Down è una limitazione, pensano in molti. Ti rende diverso. Ma chi ha detto che diverso è sinonimo di peggiore? Puoi essere impedito in alcune azioni, ma al contempo puoi essere più libero in altre. Hai bisogno di alcune attenzioni in più, ma puoi essere in grado di darne tu ad altri più di quante si aspettino.
Il lavoro nobilita l’uomo. A prescindere dalla sua situazione, a prescindere dai suoi cromosomi. Se già il mondo del lavoro vive oggi un periodo di grande crisi, uomini e donne affetti da Sindrome di Down hanno una limitazione aggiuntiva: non hanno accesso alle liste di collocamento perché dichiarati “non abili all’attività lavorativa”.
L’associazione Trisomia 21 si è presa a cuore il superamento di questo ostacolo per i ragazzi che a Firenze si trovano a convivere con quel cromosoma extra che li rende speciali. E così, per 5 anni il bar del grande centro eventi Mandela Forum è stato gestito dai giovani dell’associazione, ma è giunto il momento di crescere ancora, sulla base dell’esperienza maturata e sulla prospettiva di un’indipendenza sempre maggiore in questa società discriminatoria. Per questo i ragazzi di AT21 hanno aperto un servizio catering che non ha niente da invidiare ai più datati professionisti del settore.
Libera, l’associazione contro le mafie, ha deciso di collaborare con Trisomia 21, nel rifornimento dei generi alimentari prodotti nei terreni confiscati alla mafia. E quando due valori così importanti si incontrano, negli occhi dei protagonisti si legge l’importanza di riscattare l’uomo oltre che la terra. Una responsabilità civica che può, già solo esistendo, innescare cambiamenti importanti nella società.
L’operato delle due associazioni ha una cosa importante in comune: dare il massimo. Il cibo di Libera lo compri solo la prima volta per solidarietà, dopo lo continui a comprare solo se è buono. Allo stesso modo, il catering di AT21 lo chiami solo se lavora in maniera impeccabile. Per questo una formazione ferrea precede l’ingresso di questi giovani nel mondo del lavoro, perché l’uguaglianza di doveri, alla fine, porta all’uguaglianza di diritti.
Andrea Cuminatto