Nei pomeriggi grigi, quando l’inverno si fa strada fra i monti dell’Andalusia fino all’arabesco capoluogo, avventurarsi per le strade della città può apparire una scelta sbagliata, triste, certo non preferibile al calore di una stufa in salotto. Per la siesta
pomeridiana tutti i negozi sono chiusi, i monumenti con la luce biancastra del cielo nuvoloso hanno un’aria melanconica, i muri delle case sembrano tutti ugualmente tristi. Basta però girare l’angolo agli incroci giusti per scoprire un mondo di colori, di visi, di poesia fatta spray.
Le sue opere sono spesso corredate da brevi poemi o frasi riflessive, che danno un tocco in più ai già particolari graffiti che lo hanno reso famoso. Le opere del Niño de las pinturas percorrono i muri di tutto il Realejo – il quartiere ebraico di Granada – e di altre vie della città.
È possibile trovarle però anche allontanandosi dalla Spagna per avventurarsi in paesi come Venezuela e Ungheria, dove ha lasciato il segno con oltre 2000 murales.
Ha da poco compiuto 20 anni con la bomboletta in mano Raul – questo il vero nome del graffitaro granadino – e non ha certo intenzione di mettere da parte gli spray, come ben sperano tutti coloro che ne hanno ammirato i lavori.
Quelli che si lascia alle spalle non sono i classici graffiti all’americana, fatti di scritte e firme spesso banali e facilmente classificabili come imbrattature. Sono persone, espressioni, volti che trasmettono un sentimento e danno vita ai luoghi più spenti della città e ai cuori pensierosi dei passanti.
Andrea Cuminatto