15-16 AGOSTO 2016
Lasciamo il Parco del Pollino con dispiacere. Ci siamo trovati benissimo e sappiamo già che ci torneremo in futuro. La prima tappa di oggi è Tursi. Uno dei pochi luoghi della Basilicata che ci è stato consigliato da più persone prima della partenza. Quando arriviamo, non ne comprendiamo il motivo.
Quando il verde delle boscose montagne del Pollino – dove decine di allegre famigliole si accalcano nei prati per la tipica grigliata dell’Assunta – lascia spazio ai desertici Calanchi, con il loro aspetto grinzoso e poco ospitale, il sole alto di questo Ferragosto ci fa sentire immersi nelle scene di un film post-apocalittico. E Tursi incarna al meglio questa sensazione di disagio e tristezza. Non c’è nessuno. Non è un modo di dire, per davvero non c’è nessuno. Siamo gli unici a camminare fra questi viottoli arsi dal sole. E non capiamo cosa ci sia da vedere in questo paese. Miracolosamente incontriamo due signore, che ci suggeriscono di salire verso la Rabatana, il quartiere arabo. Speranzosi ci dirigiamo in quella direzione e troviamo un terzo abitante: un vecchio con 4 denti che ci indica la stessa meta con una risata sotto i baffi come a dire “poveri illusi”. Alla base di una grande salita che conduce al quartiere arabo, siamo ormai stremati dal caldo e dalla tristezza. Ci arrendiamo e torniamo all’auto, ma scopriamo di poterlo raggiungere girando attorno alla collina. Entriamo così da un portale in legno (probabilmente di una rievocazione storica) ma ancora una volta le nostre speranze di capire cosa ci sia da vedere qui si sciolgono in pochi secondi. Sarà stato il giorno sbagliato, ma finora Tursi è l’unica cittadina lucana a cui diamo un voto negativo.
A Metaponto ci arriviamo alle bollenti 2 del pomeriggio, senza aver pranzato e senza aver trovato dove pranzare in questo giorno in cui tutto è chiuso e tutti i Lucani sono a fare i picnic fra i boschi o a rilassarsi sulla spiaggia. Ci accontentiamo di mais in scatola e salamini, la nostra ancora di salvezza. Dopo il lauto pasto di fronte al museo archeologico, andiamo a vedere gli scavi del poco che resta a testimoniare la colonia della Magna Grecia. Più che gli scavi, dove è rimasto poco da ammirare, ci colpiscono le Tavole Palatine, i resti del tempio di Hera che ci ricordano la nostra visita ad Atene di un anno fa.
Giusto il tempo di montare la tenda in campeggio e siamo a Policoro, dove almeno c’è un po’ di vita. Una pizza ci ridà l’energia che mancava dal pranzo, ma non disdegniamo anche una crépe mentre ci godiamo l’affollato lungomare con le sue bancarelle, che fruttano un paio di orecchini nuovi e una treccina africana per l’Ele.
La giornata successiva la dedichiamo al mare. Scegliamo la spiaggia libera dell’area WWF davanti a Policoro, per trovare mare bello e pace intorno. Lungo la strada troviamo una casa di campagna che espone l’insegna “Frutta fresca in vendita”. Ci fermiamo e veniamo accolti da un vecchio in mutande che si mette addosso qualcosa di corsa prima di darci una scorta industriale di uva e susine per pochi spiccioli. Almeno oggi non moriremo di fame. L’infinita spiaggia jonica, che senza interruzione unisce Calabria e Puglia per tutta la costa lucana, è un’oasi di tranquillità. Come ormai da tradizione, lasciamo il nostro segno sulla sabbia, il 50&50 del nostro essere due metà dello stesso 1.
La cena è il clou della giornata. Da veri campeggiatori, con la birra infilata nella sabbia del bagnasciuga per raffreddarsi in mare e il fornellino a gas, ceniamo sulla spiaggia di fronte al camping. A pranzo la frutta era tanta, ma oltre a quella e a un sacchetto di patatine, non avevamo nient’altro. E il gelato per merenda era poca roba. Mezzo kg di pasta mangiata direttamente dal pentolino non ce lo toglie nessuno, anzi, è pure una cena romantica al chiaro di Luna.
Andrea Cuminatto
Foto di Eleonora Burroni
LEGGI LA SECONDA TAPPA: Parco del Pollino
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2 pensieri riguardo “Basilicata coast to coast… e oltre! (Tappa 3: la costa jonica)”