Beatrice è un’attrice. Fa anche rima, che altro mestiere poteva fare? Invece c’è molto di più nella sua vita, molto da raccontare e condividere, molto che che non si vede sugli schermi facendo zapping fra “Un medico in famiglia” e “Il restauratore”.
La semplicità di una persona si capisce al primo sguardo: quando salta giù dal treno zompando sugli scarponcini mentre esclama Mi sono messa le scarpe comode, così sembro anche più giovane!, il suo sorriso trasmette la gioia della vita. Della propria come di quella che – affermando con una risata mentre si accarezza la pancia: Sono un supplì! – rivela di portare in grembo per la quarta volta.

Ognuno ha bisogno di sentire una ragione per cui è nato – racconta – e io credevo di essere nata per l’amore dei miei genitori. Quando si sono separati, se il loro amore era finito io non avevo più senso. Con i genitori separati, due fratelli che non la trattavano benissimo, coetanee che la discriminavano perché non aveva vestiti firmati, la Fazi sedicenne cercava nelle serate salernitane un ripiego, un rifugio, una scappatoia dalla vita che spesso la facevano esagerare un po’ per sentirsi diversa da come si percepiva.
Da Salerno sono andata a Roma per tentare la carriera di attrice. Al provino in Accademia d’arte drammatica non mi hanno preso. Con lo stesso provino, andai a un’altra scuola di recitazione: 9.50 di punteggio e ricevetti la borsa di studio. Mi inorgoglii e pensaii di aver dato inizio a un sogno. La carriera è diventata un idolo a cui sacrificare qualsiasi cosa: amicizie, salute, soldi, tempo, onore, pudore. Poi ho iniziato a subire i primi fallimenti. Cercava la felicità nella carriera ad ogni costo, senza niente che le desse gioia. Ha fatto parti in TV e teatro, ha fondato un locale di musica dal vivo dove si sono esibiti tutti i grandi cantanti italiani: Con un cantante famoso mi sono anche fidanzata 3 anni. Poi ho scoperto che mi aveva fatto le corna con 12 ragazze diverse e ho capito che qualcosa non andava.
Sono tornata a fare la cameriera – racconta ancora – ed è lì che ho conosciuto l’uomo che poi ho sposato. Ero in moto con lui nell’agosto del 2000, quando Roma era invasa dai PapaBoys per la GMG. Sperava in una Roma estiva completamente deserta Beatrice e invece, nell’attraversare la città quel semaforo rosso le ha cambiato la vita. La folla di giovani che passava sulla strada le ha cambiato la vita.
Ho incontrato gli occhi di uno di quei ragazzi e ho quasi iniziato a piangere. Ho visto nei suoi occhi la felicità che stavo cercando. Loro erano al mondo per una missione unica: fare della propria vita un capolavoro. In quel momento ho deciso che avrei fatto lo stesso. Con una confessione in cui ho spuntato tutti e 10 i comandamenti, è iniziata una nuova vita: ho compreso che il vangelo parla a noi per dirci di essere felici.
Andrea Cuminatto
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Sei proprio bravo, Andrea, deve essere una dote di famiglia! ottime capacità di sintesi valorizzando l’essenziale! ti abbraccio Nicoletta
Grazie Nicoletta!!!