Basilicata coast to coast… e oltre! (Tappa 5: Matera)

18-19 AGOSTO 2016

mappa-campomaggiore-materaAd accoglierci a Matera, nel sasso che abbiamo affittato, è una ragazza che sta facendo joga per terra con il gatto. Non è che abbiamo noleggiato una pietra, è che qui i Sassi sono le case, scavate nella roccia calcarenitica della Murgia. Il piccolo appartamento è una grotta accogliente: in un’unica stanza letto, soggiorno e cucinotto, mentre il bagno è scavato in un piccolo anfratto. Giusto il tempo di posare i bagagli ci avventuriamo per il centro.

Matera 1Matera 2La Civita, centro della città, fa da spartiacque fra il Sasso Caveoso ed il Sasso Barisano, i due quartieri resi negativamente famosi da Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli e ora fiore all’occhiello dell’intera Basilicata. Compriamo una focaccia tipica, e ovviamente anche qui becchiamo una lite familiare in diretta. Mentre un bambino ordina gli ultimi 3 arancini di riso, il fratellino si arrabbia perché il resto non gli piace, la madre gli fa una partaccia davanti a tutti e il padre si mette a urlare. Il tutto in 2 metri quadri con altre 18 persone (fra cui noi) e una fornaia imbarazzata che prova timidamente a proporre un panzerotto alla stressata famigliola. Gustiamo il sudato acquisto con i fagiolini cotti la sera prima, seduti su una roccia ad ammirare questo presepe a formato gigante che è Matera.

Matera 3Matera 4Qui il territorio ricco di cavità naturali ha favorito l’insediamento nelle grotte, che pian piano sono state ulteriormente scavate, chiuse, integrate con case esterne. Questo raro esempio di architettura in negativo (realizzata creando il vuoto nella roccia anziché costruendo), ha un fascino unico e particolare. Ma non è il motivo per il quale Matera è diventata patrimonio Unesco. Lo scopriamo in un bellissimo tour guidato alla scoperta della città, delle sue case-grotte, delle antiche chiese rupestri, delle tradizioni secolari che si sono sviluppate qui. Ciò che rende davvero unica Matera è infatti il sistema di raccolta dell’acqua piovana. In una zona secca ed impervia, senza fonti diverse dallo sporco torrente Gravina, condotti e cisterne collegate da casa a casa, da grotta a grotta, hanno permesso ad una vera civiltà di svilupparsi sulla brulla Murgia e di essere ora un esempio nel mondo per la tecnica.

CuccùFra le curiosità che ci racconta la guida Isabella, e che tocchiamo con mano in un laboratorio artigiano di cartapestai, ci sono 4 oggetti. Il cuccù, un fischietto di coccio a forma di gallo: non è un passatempo per bambini, ma un pegno d’amore che si regalava alla ragazza per chiederle la mano e le sue dimensioni e decorazioni simboleggiavano la propria ricchezza. La Pupa, statuetta di terracotta rappresentante la “Pacchiana”, cioè la donna vestita con colori variopinti che si vede, tra l’altro, sull’etichetta dell’Amaro Lucano: un tempo la Pupa era di caciocavallo e veniva appesa al collo dei bambini cosicché, ciucciandola, acquisissero il calcio necessario alla crescita. Il timbro per il pane: anticamente si era soliti portare la propria forma di pane a cuocere alle botteghe fornaie, ed ogni famiglia aveva il proprio timbro per marcare il pane; se non lo marchiavi, non potevi dimostrarne la proprietà e lo perdevi, restando tanti giorni senza cibo. Il carro della Bruna: dal 1600 è tradizione ogni 2 luglio portare in processione la statua della Madonna su un carro di cartapesta. Giunto nella piazza principale della città, il carro viene letteralmente assalito dalla folla, che lo distrugge per accaparrarsi un pezzo di cartapesta.

Menù MateraDurante la visita facciamo amicizia con Elisa, Valentina e Marta, tre ragazze simpaticissime di Lecco che, dalla loro vacanza in Campania, hanno fatto questa scappata nella città dei Sassi. Decidiamo così di cenare insieme e troviamo una locanda dove abbiamo la “fortuna” di non trovare posto all’aperto: una volta seduti, infatti, leggiamo che i proprietari non fanno pagare il coperto dentro perché non è suolo pubblico. La seconda buona notizia è che, si legge sul menù, l’acqua non si paga perché “è un bene, non una merce”. Fra un piatto di pasta al peperone crusco e quattro risate, ci scambiamo storie di viaggi, esperienze e progetti. Scopriamo che le nostre nuove amiche cantano nel Coro Elikya, un gruppo di musica africana composto da musicisti e coristi di numerose nazionalità. Ora abbiamo anche una ragione per andare a visitare quel ramo del lago di Como.

La serata procede alla ricerca delle Tette della monaca, dolcetti tipici che però non troviamo nei bar aperti. Così ci accontentiamo di un tortino cremoso che prendiamo in gelateria e gustiamo seduti sul marciapiede e di una zeppola consigliataci in un bar, che però si rivela troppo untuosa e pesante per essere digerita senza l’ennesimo Amaro Lucano di questa vacanza.

Matera 5Il secondo giorno in questa meraviglia di città inizia con un giro attorno al castello, seguito dall’esplorazione del Palombaro Lungo, la colossale cisterna sotterranea da 5 milioni di litri d’acqua che sostentava la città. Ancora Matera ci stupisce. Il pomeriggio, invece, è la Murgia antistante la città, sulla sponda opposta del torrente Gravina, a stupirci. Non è un caso se Mel Gibson ha girato su questa altura la crocifissione in The Passion: le rocce chiare, la poca erba a ciuffi, lo sfondo di una città che sembra un presepe danno a questo luogo l’aspetto ideale per rappresentare la Terra Santa.

Matera 6L’ultima cena del viaggio, purtroppo, è cattiva e pesante. Per smaltirla camminiamo fra le luci che illuminano le case e le grotte, tanti punti luminosi che sembrano lo specchio del cielo stellato. Anche stasera non può mancare l’amaro della buonanotte: quale luogo migliore di un bar all’aperto che ha banchi di scuola come tavoli e un’Ape Piaggio come divanetto?

E così andiamo a letto, felici per l’ennesima bella giornata, ma anche un po’ tristi perché questo viaggio alla scoperta della semi-sconosciuta Basilicata è ormai volto al termine.

Andrea Cuminatto

Foto di Eleonora Burroni

mappa-viaggio

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