L’importante è il viaggio, non dove andrò, canta Max Pezzali in “Torno subito”. Ed è ciò che provo quando viaggio in treno. Ogni mezzo di trasporto ha i suoi vantaggi e i suoi problemi, i suoi pregi e difetti. Ma fra tutti, il treno avrà sempre qualcosa in più. In aereo fai prima, in macchina puoi raggiungere posti più sperduti, in pullman spendi meno e se viaggi in monopattino te lo puoi mettere nello zaino. Ma poi ti stanchi dopo mezzora e arrivi solo a 3 isolati da casa, come in pullman dovrai sicuramente andare in bagno senza poterlo fare, in macchina dovrai concentrarti sulla guida e non ti godrai il paesaggio, in aereo ogni turbolenza ti farà salire la fifa.
Il treno è il mezzo che più rappresenta il viaggio, per me. In treno non ti stanchi mai. In treno puoi leggere senza avere la nausea. In treno puoi parlare con chi hai di fronte guardandoti in faccia e non con la coda dell’occhio mentre fissi la strada. In treno puoi sgranchirti le gambe e camminare quanto vuoi. In treno puoi mangiare, ridere e scherzare. In treno puoi conoscere altre persone. In treno puoi passare ore a guardare il paesaggio senza annoiarti, scoprendo la vita di un luogo mentre lo attraversi, senza disturbarla, sfiorandola appena al di là un vetro.
Come nel viaggio della vita, in treno impari piano piano, un giro di ruota dopo l’altro. Ci sono i momenti bui, a volte gallerie che sembrano infinite, ma in fondo torna sempre la luce. Incontri montagne e burroni, ostacoli di ogni tipo, ma alla fine li superi tutti e vai avanti sui binari che qualcuno ha costruito per te.
I Synthesis quartet hanno scritto una canzone in cui un viaggio in treno si confonde con il viaggio della vita, della scoperta, dell’entusiasmo che solo i bambini hanno di fronte al mondo quando schiacciano il naso sui finestrini per non perdersi neanche un filo d’erba che passa veloce.
Andrea Cuminatto